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Libri editati male: “occasioni sprecate”

Negli ultimi mesi mi sono imbattuta in diversi libri che si sono rivelati “occasioni sprecate”. Edite da self, ma soprattutto da realtà “editoriali indipendenti”, tali pubblicazioni presentavano una serie di errori evidenti. Non parlo soltanto di refusi, quelli possono essere tollerati a patto che siano presenti in un un numero limitato (anche se sarebbe meglio evitarli), ma di errori di editing e di costrutto. Periodi mal strutturati, buchi di logica, ripetizioni, sciatteria linguistica, sono alcune delle criticità evidenziate.
Il risultato? Storie potenzialmente avvincenti, sgonfiate come palloncini; biografie dotate di una bella voce autoriale, svilite. Occasioni sprecate, appunto. E i lettori e le lettrici più esigenti storcono il naso: perché se è vero che di fronte a una narrazione coinvolgente dal punto di vista emotivo, in tanti fanno finta di non vedere gli errori (o non li vedono), è anche vero che prima o poi il libro capiterà in mano a qualche grammar Nazi o a lettori che non sono esattamente amici. A quel punto, qualche stellina potrebbe abbassare il ranking e mettere a repentaglio la sicurezza della penna.
D’altro canto, gli autori e le autrici, evidentemente a digiuno rispetto alle prassi editoriali, sembrano essere passate oltre alla questione, minimizzando. L’inesperienza o, peggio, la convinzione del valore della propria opera o della propria storia esemplare, fanno dimenticare loro che il libro è un prodotto destinato a un pubblico. E un libro ben confezionato, ivi compreso senza errori e realizzato secondo le procedure correnti dell’editoria che si avvale di professionisti di consolidata esperienza e serietà, esprime anche il rispetto nei confronti di chi lo acquista.
Ma quali sono questi professionisti? Già li conosciamo: gli editor e poi i correttori di bozze. E, in alcuni casi, per la fase preliminare, i coach writer che aiutano a sviluppare il libro secondo un progetto strutturato che permette di limitare gli errori fin dalle prime stesure, ovvero buchi di trama, salti logici e cronologici e incongruenze; inoltre non manca la scrittura creativa che aiuta a rielaborare i blocchi e a formulare nuove soluzioni, in particolare quando qualcosa non torna negli scritti, siano essi tecnici o creativi.
Si tratta di occhi esterni che permettono alle penne, anche alle più esperte, di uscire dalla propria autoreferenzialità e di vedere le mille sfumature della scrittura. O forse sono milioni, chissà, le vie della creatività sono molteplici.

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